sabato 5 maggio 2018

Casa è dove siamo insieme

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Eccomi di ritorno dalla nostra prima vacanza in quattro. Sono stati tre giorni meravigliosi passati alla scoperta di alcune località dell’Umbria e della Toscana. Nello spazio intimo del camper, dove al tempo del viaggio si unisce quello della nostra vita insieme, ho avuto la conferma che Quattro è il mio numero perfetto! Sono felice di questa nuova dimensione. La sento mia. La sento nostra.





La prima tappa del nostro viaggio è stato il Lago Trasimeno, il più antico d’Italia che ci ha accolto con un primo assaggio d’estate. Ad incuriosirci più di ogni altra cosa sono state le sue isole: l’isola Polvese (la più estesa), l’isola Minore (la più piccola e disabitata) e l’Isola Maggiore, ricca di testimonianze storiche e artistiche. Scegliamo quest'ultima per una breve visita che ci ha permesso di scoprire un suggestivo angolo d'Italia.



Abbiamo preso il traghetto da Castiglione del Lago e nel giro di mezz'ora eravamo sull’isola che mi è sembrata sin da subito interessante. Impervia e selvaggia. Dalla piazzetta principale si snoda l'unica strada a mattoni rossi da cui si affacciano le abitazioni in pietra che erano le antiche case dei pescatori.



Finita questa strada parte un sentiero sterrato che ci conduce fino alla sommità dell'isola. Mentre mi inerpicavo con Diego, che beatamente dormiva in fascia, su una stradina di terra, scoscesa e sassosa, ho pensato a ciò che mi avrebbe impedito di fare il passeggino. Ogni giorno ringrazio la fascia, questo magico pezzo di stoffa che ho avuto la fortuna di scoprire prima che Diego nascesse.

Arriviamo sulla sommità dell'Isola, incontrando nel tragitto svariati fagiani che scopriremo poi essere gli attuali abitanti dell'isola insieme alle 15 persone che ci vivono tutto l'anno. Ci sono circa 200 fagiani in tutta l'isola e sono arrivati da qualche anno. Prima di loro questa terra era popolata da conigli selvatici. Ce n'erano a migliaia e la vegetazione era quasi scomparsa. Si sono poi autoestinti, non si sa bene come, anche se forse si può immaginare ma non vi è certezza. A raccontarci queste storie sono Massimo e Maria, una coppia incontrata in prossimità della chiesa di San Michele Arcangelo (in foto), da dove si può ammirare una bella vista sul lago. 




Maria è nata qui e ci è vissuta fino alle scuole elementari. Ora ci viene quando ha voglia di rilassarsi e la sua casa si affaccia sul portale della bella chiesa di San Salvatore. Conosce l'isola come le sue tasche, e si ricorda di quando scorrazzava per quei sentieri con le sue amiche di infanzia. Massimo ci racconta quanto sono belli i tramonti da lassù, quando alle 20 parte l'ultimo traghetto e l'isola si svuota, il cielo si colora di rosso e la natura regna sovrana. Dice di non averne mai visti di così infuocati in altri luoghi. Pare sia una caratteristica del lago che attira molti fotografi. Massimo e Maria ci accompagnano alla scoperta delle tracce di San Francesco che sull'isola vi ha trascorso una quarantena nel 1211. La leggenda narra che su di un masso vi siano ancora impressi i segni dei suoi gomiti e delle sue ginocchia. Poco più in alto, oggi riparato da una cappellina, un altro masso fece da giaciglio al Santo durante il suo soggiorno. Qui si trova anche una statua che lo raffigura a testimonianza del luogo del suo sbarco. Questo piccolo angolo di quiete e spiritualità è il punto più caro agli isolani devoti e a tutti i pellegrini (in foto).



Dopo questa bellissima scoperta salutiamo in fretta Massimo e Maria per tornare al traghetto. Partiamo con la felicità di chi è stato accolto con grande ospitalità constatando per l'ennesima volta che il bello del viaggio sono gli incontri. L'altro che si racconta, che ti regala un ricordo, un'esperienza che a volte vale il viaggio. 


In traghetto la luce è bellissima, il lago risplende, Enea gioca a memory, io guardo Diego che da dentro la fascia osserva il mondo curioso e attento. Mi sembra un momento perfetto, forse uno di quelli in cui tutti i pianeti sono allineati e non desidero nient'altro che stare lì con la mia famiglia. In quel pezzetto di mondo, in mezzo ad un lago, su un traghetto con in braccio la mia felicità.


Questa meravigliosa atmosfera ci accompagna per tutta la serata che prosegue verso Castiglione del Lago, su una ripida salita che ci porta al castello. La luce del quasi tramonto allunga le ombre e illumina tutto di una luce dorata. Le torri merlate, i bastioni, le porte: tutto sembra rimasto intatto dal 1247 quando Federico II di Svevia decise di costruire il Castello del Leone che con la sua forma pentagonale pare sia ispirata alla costellazione del Leone.



La nostra giornata termina con una buona cena a base di pici, una sorta di tagliatelle/spaghetti tipici della zona e una schiaccia, una specie di pizza condita con crudo, rucola, parmigiano, pomodorini e bufala (in foto). 




A volte basta poco, a volte basta semplicemente "esserci" per cogliere ciò che la vita ci sta regalando.

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