martedì 11 novembre 2014

Oggi Enea è tornato a casa dall'asilo in assetto da guerriero. Ha preso la sua copertina di pile e mi ha detto: "Mamma questo è il mio mantello" e poi ha "impugnato" la riga, quella da 25 cm, e mi ha detto "questa è la mia spada ed io sono San Martino".



Io non conoscevo la storia di San Martino, allora me l'ho fatta raccontare da Enea e poi insieme abbiamo colorato e giocato. Beh non sempre siamo noi adulti ad insegnare cose ai nostri cuccioli, spesso sono proprio loro a farci scoprire storie nuove!

Ecco la storia di San Martino per chi, come me, non la conoscesse:

"Era il giorno di 11 Novembre, il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa. Martino, un giovane soldato di cavalleria della guardia imperiale stava tornando a casa. Portava l’armatura, lo scudo, la spada e un mantello caldo e foderato di lana di pecora. Ma ecco che lungo la strada, c’è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci che chiede l’elemosina, seduto per terra, in mezzo alla neve. Il cavaliere lo guarda e sente una stretta al cuore: “Poveretto, – pensa – morirà per il gelo!” Impietosito, Martino scende dal cavallo e con un colpo secco di spada taglia in due il suo bel mantello e ne regala una parte al povero.

San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l’aria si fa mite. Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Ecco l’estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell’atto di carità. In effetti, ancora oggi, nella settimana che ricorre San Martino, spesso si assiste ad un breve periodo in cui il clima diventa più mite e si parla di “ estate di San Martino.” Si dice: 

“L’estate di San Martino…dura tre giorni e un pocolino”

Ma la storia di San Martino non finisce qui. Durante la notte, infatti, Martino sognò Gesù che lo ringraziava mostrandogli la metà del mantello, quasi per fargli capire che il mendicante incontrato era proprio lui in persona."

Qui trovate il download del disegno >>




giovedì 6 novembre 2014

L'autunno è la stagione dei colori e di questi vi voglio parlare in questo post, dedicato a un luogo che ha catturato la mia curiosità: il museo dei colori naturali di Lamoli. Siamo a 40 km dalla bella città di Urbino, in una piccola frazione di Borgo Pace, all'estremità ovest delle Marche, nell'Appennino umbro-marchigiano. Qui oggi vivono 200 persone e le fonti storiche attribuiscono la fondazione di questo luogo ai discepoli di San Benedetto nel VII secolo.


Nel chiostro dell'Abbazia benedettina di San Michele Arcangelo ha sede, dal 1998, questo museo molto originale che ci porta alla scoperta delle piante officiali tintorie, del loro antico uso, fino ad arrivare alla recente riscoperta e il loro contemporaneo e futuro utilizzo



Ho scoperto che i coloranti derivati dalla natura (piante e fiori) rimasero gli unici mezzi per colorare fino al 1856, data della scoperta del primo colorante sintetico. La parte più interessante di questo museo è la storia del colore che contraddistingue questa zona: il guado, il cosiddetto oro blu.



I colori in passato erano simboli di condizione sociale: il blu contraddistingueva i nobili ed era usato per dipingere i cieli e i drappi nei quadri fino al rinascimento. Blu è stata la base di tanti dipinti di Piero della Francesca, insigne artista del Rinascimento italiano il cui padre era un ricco commerciante di guado.



Ho scoperto che questa piccola area appenninica delle Marche, divenne tra il XIV e il XVII secolo, una rotta dei fiorenti traffici dovuti al commercio di questa tinta. A testimonianza restano le circa sessanta macine da guado in pietra (unico ritrovamento al mondo così consistente), veri e propri reperti di archeologia industriale recuperati nell’area montana della provincia di Pesaro Urbino. Una la troverete esposta nel grande spazio verde intorno al monastero.



A partire dal recupero di questi reperti e documenti nel 1998 è stato fondato il Museo dei Colori Naturali a Lamoli di Borgo Pace per rilanciare il patrimonio storico-culturale intorno a questi saperi.

Il Museo
Oggi nel chiostro dell’abbazia vi è la sede dove sono esposti i documenti d’archivio e bibliografici, l’erbario con le schede tecnico-scientifiche sulle principali essenze tintorie ed un laboratorio di sviluppo e ricerca per l’estrazione dei pigmenti vegetali da fiori, bacche, foglie e radici.

Nell’area adiacente l’originario monastero vi sono le coltivazioni sperimentali delle erbe tintorie, fruibili in un percorso segnalato e catalogato ed una serra adibita ad aula didattica. Qui in questo grande spazio verde potrete incontrare un albero meraviglioso. Credo di non averne mai visti di così belli. Grande e solitario in mezzo ad un grande prato. Sotto di lui una panchina dove sentirsi al riparo tra le braccia della natura.


In questo grande spazio verde i bimbi potranno divertirsi a correre, saltare, scoprire le piante. C'è anche un'area giochi con scivoli e altalene.Info utili
  • - Il museo è aperto tutto l'anno. Vi consiglio però di chiamare prima della visita.
  • - L’intero complesso che si chiama Oasi San Benedetto, oltre al Museo prevede un ristorante, un albergo e un centro di educazione ambientale “Natura in Movimento”. 
  • - Nel 2008 nasce Oasicolori Società Cooperativa che promuove e rinnova l'antica tradizione delle piante coloranti.
  • - C'è un'area camper a 500 metri  dal museo, immersa nel verde










 
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