sabato 25 maggio 2013

Ho sempre detto di non volermi sposare. Ma quando sono entrata in questa chiesa per un attimo ho cambiato idea. Si tratta di un luogo magico e suggestivo, a pochi chilometri da Apiro, in provincia di Macerata, nelle Marche. Gli edifici che la costituiscono, una volta rappresentati da mura, torre e una vera e propria fortezza, oggi comprendono una chiesa e un’ attività ricettiva con ristorante che sorgono in mezzo ad un prato verde, fra le colline, lungo una strada assai poco frequentata. Vi racconto 5 buoni buoni motivi per andarla a visitare.


1) Si tratta di una delle chiese in stile romanico più affascinanti delle Marche. Fondata dai monaci benedettini presso la sponda sinistra del torrente Esinante sembra che la sua origine risalga a qualche decennio prima dell'anno Mille. Sul lato esterno posteriore rimarrete incantati dalle tre absidi semicircolari delle navate della chiesa. Interessante l'alternanza dei colori dei muri esterni: il bianco del calcare sottolinea gli elementi architettonici di spicco (semicolonne, archetti pensili, cornici) e sullo sfondo domina il colore dell’arenaria. Nel basso delle absidi si aprono le monofore della cripta.

Nella foto sotto la facciata anteriore dell'abbazia con al centro la porta della chiesa.  

2) Mi ha particolarmente colpito il suo disporsi su tre piani connessi fra loro da scalinate e camminamenti. La sua struttura è a chiesa doppia. Appena varcata la soglia ci si trova nella prima chiesa, quella dei laici. Separata da un tramezzo che arriva sino al soffitto c'è la seconda chiesa, quella dei monaci. I laici potevano assistere solo da lontano al rito religioso, e questo accentua il carattere mistico del tempio. Rimarrete incantati dagli originali capitelli con figure di animali fantastici e simbolici, grappoli d’uva, cerchi intrecciati e figure misteriose. Messaggi di pietra caratteristici di alcune chiese delle Marche dove passarono i Templari.

Nella foto sotto, la chiesa superiore riservata ai monaci caratterizzata da un'ampia abside centrale. Sull’altare centrale di pietra bianca è scritta la data di consacrazione (1086). 


Al di sotto della chiesa dei monaci si apre la cripta costituita da un corridoio centrale diviso in tre navate da pilastri. L'ambiente è molto suggestivo e un pò misterioso. Nella cripta c'è un altare datato 1140.



3) Ciò che la rende ancora più suggestiva è la sua posizione: si trova in aperta campagna, quasi isolata, circondata dai monti e dal verde. Lungo la strada non è insolito incontrare greggi di pecore o gente del posto intenta a giocare a ruzzola. Si respira un'atmosfera mista di sacro e natura. È a due passi dal Monte San Vicino, da Serra San Quirico, Fabriano, Genga con le sue Grotte di Frasassi.


4) All'interno di una parte dell'abbazia c'è ora una Country House che dispone di camere, ristorante, ostello e offre un’ottima cucina di carne e crescia. Rivolgetevi al gestore per visitare la chiesa e la cripta.



5) Una cosa curiosa: se volete provare il brivido del sovrannaturale, chiedete alla country house dell’abbazia di dormire nella camera n. 6 della foresteria, una stanza particolare con una feritoia verticale che si apre direttamente all’ interno della chiesa.





sabato 18 maggio 2013


Spesso mi chiedo se sia giusto portare Enea sempre con noi. La scorsa settimana ho avuto un grosso dubbio che si è dissipato nel giro di una notte.

Nel corso della giornata inaugurale di Jes!: un progetto sulla creatività giovanile presentato a Jesi, abbiamo visitato Palazzo Pianetti, dove sono state rappresentate performance di alcuni giovani artisti marchigiani.

Al secondo piano di questo splendido Palazzo vi è l'appartamento ottocentesco. Bellissimo e poco conosciuto, ospita le stanze di vita privata della famiglia Pianetti: sale, studioli, salotti, camere da letto, bagni decorati databili intorno alla fine del ‘700. Gli affreschi, dal gusto rococheggiante, hanno delle tinte forti: rosse, blu, rosa e sono molto affascinanti. In questi spazi, gli artisti hanno inscenato le loro performance, in un dialogo fra passato e futuro, pubblico e privato.


Il filo conduttore che ci ha accompagnati in questo viaggio è stato il mondo degli odori.

Tutto inizia con una scatola posta in un interstizio del muro. Un minuscolo forellino ci invita a sbirciarne il contenuto: aglio, fiori, stracci. Elementi e odori che ricorreranno nel percorso.

In fondo all'interstizio una giovane donna sta tagliando lentamente una cipolla. L'odore forte arriva fino a noi. La sua immagine è suggestiva, un quadro di ombre e luci. Enea viene subito catturato da quella strana figura, così come da quel minuscolo forellino che mi chiede di guardare più e più volte.



Proseguendo ci siamo ritrovati nella saletta privata di ricevimento della famiglia Pianetti. Un ambiente circolare con al centro un lettino bianco e una fantoccio a forma d'uomo tutto ricoperto di fiori e piante. Un odore forte, cimiteriale, pervade tutta la stanza.

Il protagonista dell'installazione vive in coma apparente, condizione clinica in cui è piombato dopo il suo primo scontro con la società. L'artista è Giulia Cutoloni e questo è il suo blog. Ai lati del lettino due poltrone nelle quali potersi sedere e leggere la storia di quest'uomo, dal titolo "Blaucoma" che potete trovare qui. Dalla sala circolare si accede al terrazzo dal quale è possibile ammirare il giardino, il "salotto naturale" del Palazzo.




Sempre dalla sala circolare si accede all'Alcova, la camera da letto dei coniugi Pianetti. Le mura affrescate di blu conferiscono alla stanza un sapore forte e deciso. Due colonne lambiscono il punto in cui è posto un tavolo. Vi è disteso un giovane uomo seminudo. Il suo corpo è segnato in tante parti come un animale da vivisezionare. Lui ha gli occhi chiusi. Respira piano. Come se stesse dormendo. Ai suoi piedi due grossi coltelli da cucina.

La sala è piena di gente ma l'uomo sembra non accorgersene. Lui è Massimo Chiariotti e la sua voce parla singolarmente a chi decide di ascoltarlo in cuffia. Enea è stupito da quella presenza. Cerchiamo di non soffermarci troppo per non spaventarlo.

Il percorso prosegue nell'ultima stanza, la toilette di famiglia: lo spazio più intimo e privato. E' un ambiente circolare lambito da stanze semiaperte dove è possibile sbirciare. In ognuna si può annusare un odore diverso. Sono gli stessi odori dell'inizio del percorso.

Soltanto in una è possibile entrare. E lì c'è una sorpresa ad attenderci: l'incontro diretto con la performer che destabilizza e provoca imbarazzo o paura. La porta si chiude dietro di noi che rimaniamo soli con lei. Io e Enea. Lei sorride. Si avvicina, si allontana, parla con gli occhi. Con il suo abito bianco si muove leggiadra. Mi abbasso per essere alla stessa altezza di Enea e non farlo spaventare. Le offriamo un fiore e lei lo recide con un paio di forbici. Enea rimane di sasso. Lei inizia a fischiare dal gambo del fiore reciso e infine impugna di nuovo le forbici e si taglia una ciocca di capelli che ci dona. Enea la rifiuta, la prendo io. Cucciolo ha avuto paura ma è voluto rientrare di nuovo, con il babbo. E questa volta la paura ha lasciato spazio all'esperienza. Ora si sente pronto ed accetta la ciocca di capelli che mi porge tutto contento all'uscita.



Ce ne andiamo stupefatti dalla bellezza del palazzo che sicuramente merita una visita più approfondita. E destabilizzati dall'ultima performance. L'arte ha fatto il suo effetto.

La mattina dopo Enea ci racconta di aver sognato la fata che si tagliava i capelli. E poi succede una cosa strana. Prende la macchina fotografica ed inizia a guardare nel mirino. "Mamma voglio fotografare le cose belle che vedo in casa" mi dice.

Proprio come la sera prima, incuriosito sbirciava nel buchino della scatola degli odori, ora guarda il mondo da quel mirino. E click…inizia a scattare.

Devo dire che questo ha dissipato tutti i miei dubbi. Sono stata contenta di averlo portato con noi.

"Che cos’è la creatività?…è la capacità di "vedere"…e di "rispondere" (Erich Fromm)
Enea ha risposto così:



domenica 12 maggio 2013


Questa è la stagione delle fragole e allora perché non fare un gustoso cheesecake con questo frutto delizioso? Il cheesecake, per chi non lo conoscesse, è un dolce tipico americano a base di formaggio. E’ composto da due parti: una base di biscotti secchi sbriciolati e burro fuso e una crema di formaggi freschi e morbidi. Ci sono miriadi di versioni e il risultato è ottimo!
Ecco una ricetta semplicissima, adatta per grandi e piccini.



Ingredienti:

Base:
250 gr di biscotti secchi e 100 gr di burro

Crema:
250 g di ricotta
250 g di Philadelphia
250 di yogurt greco
200 g di panna
12 g di colla di pesce
300 g di fragole a pezzetti
100 g di zucchero a velo





Per la base: sbriciolare 250 gr di biscotti secchi e unire 100 gr di burro fuso creando una base compatta da versare su uno stampo per torte (ricoperto di carta forno) del diametro di 24 cm.



Per la crema: tagliare 200 gr di fragole a pezzetti. Mettere la colla di pesce a bagno in acqua fredda. Montare la panna e successivamente montare i formaggi con un frullino insieme allo zucchero a velo. Sciogliere in un pentolino ( a fuoco basso) la colla di pesce insieme a due dita di latte o panna fresca. Versarla poi nel composto di formaggi. Unire le fragole a pezzetti e in ultimo la panna montata girando il composto dal basso verso l’alto per non smontare la panna.

Versare il tutto sopra la base di biscotti secchi.

E hualà! Il dolce è quasi fatto! Ora non rimane che metterlo in frigo per tre ore. Se proprio il tempo scarseggia va bene anche due ore in freezer (io l’ho testato e può andare anche così!). Più indurisce e più verrà buono e corposo. Poco prima di servirlo guarnirlo con le fragole rimaste, componendo un bel top a piacimento! Ecco il mio:




Ne volete una fetta?


Un piccolo segreto? potete variare la versione con i frutti che preferite: kiwi, pesche, ananas… Vi assicuro che gli invitati si leccheranno i baffi!! Risultato garantito! :)

domenica 5 maggio 2013



Una domenica di pioggia. Cosa fare? Niente di meglio che assistere ad un talk creativo. Alla Scuola Internazionale di Comics di Jesi, cittadina marchigiana animata in questi giorni dal palio di San Floriano, ho partecipato ad un evento dedicato all'autoproduzione e alla condivisione nell'era digitale, organizzato dall'associazione culturale @Pepelab_org. Si è parlato di crowdfunding, selfpublishing, social media e contest creativi. Con un pizzico di pazzia, che non guasta mai :) e un viaggio strampalato in compagnia di una sedia...Ve lo racconto in questo Storify. Enjoy it!
 
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